(CAVALIERI MARVEL)
N° 117
KUNOICHI
1.
Robert
Algren, Procuratore Distrettuale della Contea di San Francisco esce dal suo
ufficio che è già tarda sera. La sua intenzione è fermarsi ad un noto
ristorante e concedersi una lauta cena prima di tornare a casa e già pregusta
il momento in cui sarà seduto al suo solito tavolo.
Raggiunge la sua auto
al parcheggio sotterraneo ed aziona il telecomando che apre le portiere. Un
attimo prima di salire dal lato guida si blocca. Non ha forse udito un rumore
alle sue spalle?
Tende
istintivamente le orecchie ma non ode nulla eppure ha la sgradevole sensazione
di non essere solo.
-C’è qualcuno?- chiede.
Nessuna
risposta e lui si sente un po’ stupido. Si sta facendo suggestionare. Non c’è
nessuno. Poi lo ode ancora: un rumore sordo che per qualche oscuro motivo gli
fa venire in mente dei passi felpati.
-Chi c’è?- chiede ancora.
Nessuna
risposta. Algren scuote la testa, sale in auto e parte. Non vede l’ombra
minacciosa di un felino sulla parete alle sue spalle.
La
notte è calata da un pezzo su Las Vegas, Nevada, quando una donna bionda dalle
lunghe gambe entra nel piccolo ufficio di Malcolm Peterson, un piccolo allibratore, indipendente.
-Spero che quello che hai da dirmi sia veramente importante per avermi
disturbato a quest’ora.- dice la donna in tono sbrigativo all’uomo seduto
dietro ad una scrivania.
-Se ho interrotto il tuo riposo… o qualcos’altro di altrettanto importante…
me ne scuso, Cathy…- replica sorridendo Peterson -… ma ho sentito delle cose
che ritenevo tu dovessi sapere. Immagino che tu sappia dell’arrivo in città di
Nicky Cavella.-
-Naturalmente. Lo Sceriffo ha dato ordine di tenerlo d’occhio.[1] Non
dirmi che è per questo che mi hai fatto venire qui?-
-Sai anche della presenza di Wolf Dietrich e della sua più micidiale
killer in gonnella?-
La detective, perché
questo è, serra le labbra in un’espressione tesa e poi chiede:
-Ne sei certo, Mike?-
-Come del fatto che non dovresti chiamarmi Mike nemmeno quando siamo soli.-
-D’accordo… Mal. Dimmi tutto quello che sai.-
Ana Ishikawa si sta
facendo una doccia per prepararsi ad una giornata di lavoro che si prospetta
impegnativa quando sente aprirsi la porta alle sue spalle.
-Tomoe?- chiede.
No,
non è la sua amica che è entrata brandendo un’affilata katana e calandola verso
di lei. Ana ne è immediatamente consapevole e
reagisce d’istinto. Quasi senza voltarsi lascia partire un calcio che coglie la
sua avversaria all’addome spingendola indietro poi, senza nemmeno voltarsi,
scatta oltre la porta del bagno verso il salone. Si ferma davanti ad una
panoplia da cui stacca una naginata[2]
femminile, un’arma che aveva sperato di non usare mai più.
-Hai finito di scappare?- le chiede in
Giapponese la sua avversaria, una donna che potrebbe avere la sua età o poco
più. Indossa una calzamaglia azzurra sgambata e la parte superiore del suo
volto è coperta da un cappuccio.
-Io non scappo.- replica Ana -Io combatto.-
2.
Astrella Carpenter rientra nel suo appartamento. Essere la manager
elettorale di suo fratello Rex a volte è sfibrante, pensa.
“Ma ne
vale la pena, non è forse vero?”
La
voce le parla direttamente nella sua mente mentre sulla parete davanti a lei la
scarna luce disegna quella che sembra l’ombra di grosso lupo vagamente
umanoide.
-Sì, credo che lo sia.- risponde ad alta voce
Astrella -Rex merita di vincere.-
“E con il
mio aiuto ce la farà. Vincerà le Primarie, vincerà le Elezioni Generali e sarà
solo il primo passo di una luminosa carriera.”
-Perché lo fai? Perché vuoi aiutarci?-
“Diciamo
che sto ripagando un vecchio debito.”
-Non sono sicura di capire.-
“Non ha
molta importanza. Ciò che conta è che tu vuoi che tuo fratello vinca, non è
così?”
-A qualunque costo.-
“A
qualunque costo. Sei davvero diversa da lei.
-Lei chi?-
“Neanche
questo ha importanza. Ora ti darò una lista di nomi di persone da coinvolgere
nella campagna elettorale. Ti dirò dove trovarli e come contattarli.”
-Chi sono?-
“Un altro
debito da saldare.”
La
voce tace, l’ombra sul muro sembra sfaldarsi finché scompare.
Ana
Ishikawa è stata addestrata fin da bambina nelle arti del combattimento dei
monaci Sohei. Suo nonno in persona è stato il suo maestro. Ana ha giurato non
prendere mai più la vita di qualcuno e spera di non essere costretta a venir
meno al suo giuramento per difendere la sua stessa vita.
La
sua avversaria è in gamba, anche lei ha ricevuto un addestramento di prim’ordine.
Da qualche ordine oscuro come la Mano probabilmente.
-Chi sei?- le chiede mentre para un affondo
della sua katana.
-Il mio vero nome non conta. Il mio signore mi
ha dato un nuovo nome che nella lingua di voi americani suona Revanche.-
Nella
lingua di voi americani. La sua nemica la stuzzica insinuando che lei non sia una
vera giapponese perché sua madre è un’americana bianca.
Mentre
evita un altro assalto Ana si rende improvvisamente conto di una cosa a cui
nella concitazione non aveva pensato: Se Azuma Gōda, perché deve essere
stato lui, he inviato Revanche ad ucciderla, allora deve sospettare che lei sia
Shi e se è così, anche Tomoe è in pericolo.
Tomoe
Gozan è una bella ragazza giapponese che lavora come interprete alle Nazioni
Unite. La sua è una vita apparentemente normale ma la verità è che Tomoe ha dei
segreti che solo pochi intimi, tra cui Ana Ishikawa, conoscono. Purtroppo per
lei non tutti coloro che sanno o sospettano sono amici.
È
appena scesa dal treno della metropolitana e si sta dirigendo verso l’uscita
quando sente una lama contro la schiena. Mentre si maledice per essersi fatta
sorprendere come una principiante, una voce le sussurra all’orecchio:
-Avrei potuto ucciderti adesso. Non ti saresti
nemmeno accorta di morire ma non mi avrebbe dato soddisfazione. Indossa la tua
tenuta da battaglia e cercami al Lincoln Center tra due ore. Se sei la donna
d’onore che penso, verrai sola.-
-Chi sei?- chiede Tomoe.
Nessuna
risposta. Il suo interlocutore è sparito come se non fosse mai stato lì. Inutile
tentare di cercarlo tra la folla, Tomoe è certa che non lo ritroverebbe.
Lo
rivedrà presto, però: hanno un appuntamento e lei non intende mancare.
3.
Combattendo
le due donne si ritrovano vicine al terrazzo. Se qualcuno dalle abitazioni di fronte
le vedesse, potrebbe legittimamente chiedersi perché la dolce e gentile Ana
Ishikawa, curatrice di una galleria d’arte stia combattendo a colpi di spada, completamente
nuda, con una donna mascherata. Quel qualcuno potrebbe anche chiamare la
Polizia costringendola a trovare una scusa che abbia un minimo di plausibilità.
Il Tenente La Bianca non le crederebbe comunque.
Improvvisamente
si ode uno schianto. Il portone dell’appartamento ha ceduto e si sente una voce
maschile dire:
-Presto, da questa parte!-
La
Bianca? Com’è possibile? Ana pensa in fretta. Si appoggia ad una parete, lascia
andare la naginata e grida:
-Aiuto! Aiuto!-
Pochi
istanti dopo una squadra SWAT pesantemente armata irrompe nel salone con alla
testa il Tenente Joe La Bianca e la Detective Rachel Thompson.
Per
qualche istante i poliziotti rimangono interdetti poi La Bianca si rivolge alla
donna che si fa chiamare Revanche e le intima:
-Ferma dove sei. Getta quella spada e mani in
alto.-
Revanche sembra
riflettere sulla situazione poi, all’improvviso, fa una capriola all’indietro e
si proietta oltre il terrazzo.
-Non fatela scappare!- urla La Bianca ma quando
i poliziotti raggiungono il terrazzo e guardano oltre il parapetto della donna
in costume non c’è traccia.
-Non è possibile!- esclama La Bianca -Non può
essere scomparsa così rapidamente.-
Sì,
se è stata addestrata dalla Mano, pensa Ana.
Il
nome con cui si fa chiamare l’uomo che veste i colori della bandiera degli
Stati Uniti è Maggiore Libertà, un uomo che porta sulle sue possenti spalle un
grosso fardello di rimorsi e sensi di colpa per cui cerca una qualche forma di
riscatto. Si può praticamente dire che è il supereroe di Las Vegas e che prende
molto sul serio il suo ruolo.
In
questo momento è in piedi su di un tetto che osserva l’edificio di fronte. Il
suo bersaglio è l’uomo che vi abita: Nicholas Cavella, mandato dal Sindacato di
Chicago[3]
per tentare di riprendere il controllo degli affari sporchi della città.
Stando
ai suoi informatori, non sarebbe una coincidenza che Cavella sia arrivato a
Vegas proprio in concomitanza con il match di boxe tra Robert Baldini e Jake
Brown. Il sospetto è che ci sia lui dietro al vorticoso giro di scommesse
sull’incontro e questo vorrebbe dire che cercherà di truccarlo.
Il
Maggiore Libertà, ovviamente è determinato ad impedirglielo ed è per questo
motivo che si trova qui adesso e non gli importa essere visto, anzi: vuole
essere visto: se si innervosisce Cavella potrebbe fare qualcosa di stupido e
dargli l’opportunità di sbarazzarsi di lui in maniera pulita e legale.
Coraggio,
Nicky, pensa il Maggiore, non farti pregare: prova ad ammazzarmi… provaci.
Consuelo
Cortes entra nel condominio dove abita Robert Algren ed incrocia una bella
ragazza dalla pelle olivastra e lunghi capelli neri che sta uscendo dallo
stesso palazzo. Non l’ha mai vista prima, una nuova inquilina, forse?
Dalla
direzione dello sguardo del portiere è abbastanza ovvio cosa stia fissando.
Consuelo trattiene una risatina e gli chiede:
-Chi è?-
-Chi?- esclama il portiere -Oh, buongiorno
Consuelo. Dici la ragazza che è appena uscita? Non lo so, non l’ho mai vista
prima. Forse è l’amichetta di uno degli inquilini.- aggiunge ammiccando.
Consuelo
scuote la testa, non sono affari suoi dopotutto. È qui per lavorare non per
fare pettegolezzi… anche se possono essere divertenti.
Una
breve corsa in ascensore e finalmente Consuelo entra nell’appartamento del
Procuratore Distrettuale di San Francisco usando la chiave che le è stata data
quando è stata assunta per fare le pulizie nell’appartamento
Come entra si rende
subito conto che c’è qualcosa che non va. Nell’aria ristagna un odore strano
che non ha mai sentito prima. Decisamente strano.
Si dirige in camera da
letto. L’odore è più forte e ce n’è anche un altro, dolciastro e nauseante.
Consuelo apre la porta… e urla.
4.
Astrella Carpenter
guarda con espressione soddisfatta i tre uomini e la donna seduti davanti a lei
e dice:
-Innanzitutto permettetemi di ringraziarvi per
aver risposto al mio invito e poi di presentarvi a quelli di voi che già non si
conoscono. Cominciamo da David Carter, assistente universitario e studente del
corso di dottorato della Goldman School of Public Policy dell’Università della
California Berkeley. Suo padre, Nathan, è un ex senatore attualmente socio di
una compagnia di lobbysti. Ho dimenticato qualcosa?-
Un
giovanotto dai capelli castani risponde:
-A parte il fatto che io e mio padre non ci
parliamo da quasi dieci anni, direi di no.-
Astrella
fa un breve sorriso e rivolge lo sguardo a due giovani dai capelli biondi:
-Eddie ed Ellie Roberts sono figli di un
ufficiale dell’Aviazione attualmente distaccato al NORAD.[4] Non
hanno seguito le orme paterne. Eddie lavora in una piccola casa editrice
specializzata in editoria alternativa. Ellie lavora come modella per una nota
agenzia. È apparsa su diverse copertine.-
-Mi sembrava un viso familiare.- commenta
l’unico afroamericano presente.
-Per fortuna ha detto il viso.- replica Elli
Roberts.
-Il signore che ha parlato si chiama Jason
Grey. Suo padre è uno dei più importanti imprenditori della California
meridionale, un uomo che si è fatto da sé come si dice.- aggiunge Astrella.
-Ed anche uno che non sopporta che gli si dica
di no.- commenta Jason Grey.
-Ed ora veniamo a me: mi chiamo Astrella
Carpenter e sono…-
-La sorella e la manager elettorale del
candidato al Senato Rex Carpenter, lo sappiamo.- la interrompe David Carter -Se
ho capito bene, vuole offrirci una specie di lavoro nel comitato per l’elezione
di suo fratello. A dire il vero ho fatto campagna per uno dgli altri i candidati
del suo partito alle Primarie e sinceramente non so se…-
Astrella
lo guarda sorridendo e per un attimo a David sembra che i suoi occhi stiano
brillando ma deve essere un effetto della luce nella stanza.
-Cos’è che non sai David?- gli chiede Astrella.
-Non … non so se… se… potrei davvero essere
utile ma può contare su di me.-
-E su di me.- ripetono quasi all’unisono gli
altri.
Astrella
sorride appoggiando la testa allo schienale. Sopra di lei le ombre disegnano
per un breve istante la testa di un lupo.
Il
Tenente Joe La Bianca ha l’aria scettica mentre domanda:
-Davvero non ha idea di chi fosse quella donna
mascherata e perché volesse ucciderla?-
Ana
Ishikawa scuote la testa in segno di diniego. È seduta sul gradino di un’ambulanza
davanti a casa sua con indosso un kimono e bevendo un caffè datole da un
paramedico. Nel suo appartamento un gruppetto di detective della C.S.U.[5]
della Polizia di New York si sta dando da fare con i rilievi. La sua abitazione
è diventata una scena del crimine.
-Davvero, Tenente.- risponde infine -La sola
cosa che posso pensare è che chiunque l’abbia mandata creda che io sia Shi proprio
come pensava anche lei.-
-E non lo è, giusto?-
-Abbiamo già fatto questo discorso mi pare ed è
stato lei stesso a scagionarmi, ricorda? Le sue indagini hanno dimostrato che
ero molto lontana da New York durante alcuni degli exploit di questa Shi.-
-Ma chi la vuole morta potrebbe non saperlo o
avere altri motivi e soprattutto potrebbe riprovarci. Le farò assegnare una
scorta.-
-Posso occuparmene io.- interviene la detective
Rachel Thompson.
-Molto, bene, è deciso allora. Scelga un paio
di agenti per ogni turno a partire da adesso.- replica La Bianca, poi si
rivolge ad Ana -Spero che abbia dove stare perché fino a domani è escluso che
possa tornare su.-
-C’è un piccolo appartamento sopra la galleria
dove lavoro che serve in caso di necessità.- replica Ana
-Bene, questo è un caso di necessità evidente.-
interviene ancora Rachel Thompson porgendole una borsa di tela -Mi sono
permessa di prendere un po’ di roba dal suo armadio perché possa cambiarsi.-
-E non ci ha trovato nessun costume da
Shi?- le chiede Ana con un leggero
sorriso
-Nessuno ma ammetto di non aver cercato un
doppio fondo o qualcosa di simile, quindi, chissà?-
-Già, chissà?-
-C’era, però sul pavimento una spada
giapponese.-
-Una naginata del XVI Secolo, un pezzo raro
donatomi da mio nonno. C’è chi dice che sia opera di Muramasa ma è dubbio. Non
si occupava delle naginata di solito. Spero sia trattata con cura. Ha un
grande valore, non solo sentimentale.-
-Uhm… stia tranquilla.- borbotta La Bianca.
Ana
si alza in piedi e dice:
-Sono pronta.-
Un
poliziotto si avvicina al Tenente e gli sussurra qualcosa. Subito dopo La
Bianca dice:
-Hanno avvistato Shi nei pressi del Lincoln
Center. Io andrò subito là. Lei accompagni Miss Ishikawa alla sua galleria,
Detective Thompson, e si assicuri che non le accada nulla di male.-
-Ci conti, Signore.- replica Rachel.
Tomoe,
pensa Ana. Qualunque problema stia affrontando, lei non può aiutarla, può solo
pregare per lei.
Il
Lincoln Center of Performing Arts è, con Broadway, uno dei più importanti e
famosi luoghi deputati all’intrattenimento in tutta New York. L’elenco di
teatri, ed altre strutture che vi si trovano sarebbe troppo lungo da fare.
Uno
dei punti più famosi è la spettacolare Revson Fountain nel centro di Lincoln
Plaza ed è lì che arriva la donna che si fa chiamare Shi. Si ferma accanto alla fontana e sussurra:
-Dove sei?-
Come
in risposta ecco che una figura in costume verde le piomba davanti saltando da
un edificio vicino.
-E così sei venuta.- dice.
-Credevi che mi sarei nascosta tremante di
paura? Non mi conosci, allora.-
-Al contrario, so che non sei una vigliacca e che
sei un’esperta combattente. Per quanto mi darà più soddisfazione ucciderti.-
-Non vantarti prima di averlo fatto, Tekagi.-
-E così mi conosci? Sono lusingato.-
-So che sei il leader della Setta dei
Serpentieri. So anche che il terzo a portare quel nome e che i primi due sono
stati uccisi dalla killer di nome Elektra.-
-Sei bene informata ma forse non abbastanza. Non
sai che la morte non è sempre un ostacolo per chi è affiliato alla Mano?-
-In questo caso, sarò io ad ucciderti ancora.-
I
due contendenti estraggono le loro lame che cozzano l’una contro l’altra. Il
tempo delle parole è passato.
I
presenti all’inizio credono che si tratti di una qualche rappresentazione
all’aperto poi capiscono che è tutto vero. Qualcuno chiama la polizia ma i più
si accalcano scattando foto e riprendendo video con i loro cellulari.
Shi
e Tekagi non se ne accorgono nemmeno intenti nel loro combattimento. Mossa dopo
mossa cercano un punto debole nella difesa dell’avversario, un’opportunità
forse unica per vincere.
5.
Il Medico Legale di San
Francisco guarda i due poliziotti in borghese in piedi davanti a lui e dice:
-Che sia morto non avete bisogno di me per
capirlo e suppongo nemmeno per capire che è stato sbranato e parzialmente
divorato… proprio come le vittime delle pantere di qualche tempo fa.-
-Ci eravamo arrivati, infatti, Dottore, ma la
ringraziamento ugualmente per questa preziosa informazione.- replica
l’Ispettore Harry Callaghan Jr in tono sarcastico.
-Basta così, Harry.- lo rimprovera il Tenente
Sabrina Morrell della Squadra Omicidi poi si rivolge al medico -Ha capito se
anche in questo caso c’è stato…-
-Un rapporto sessuale? Non ne sono ancora
sicuro ma forse il vostro laboratorio può toglierci gli ultimi dubbi
analizzando i reperti.-
-Lo faremo con la massima urgenza.- interviene
il Capitano Shirley Lennox dell’Unita C.S.I.[6]
Questo caso ha la precedenza su tutti e non perché è stato ucciso il
Procuratore Distrettuale.-
-Quindi pensi anche tu, come me, che Algren non
sia stato scelto a caso, Shirley?- le chiede Sabrina.
-Non credo alle coincidenze. Prima appare una specie
di giaguaro fantasma al party di insediamento di Keller[7] e
la sera dopo Algren viene preso di mira. Questa nuova pantera sta attuando una
vendetta su chi ha dato la caccia alle altre due e se ho ragione, questo vuol
dire…-
-… che siamo tutti in pericolo.- conclude
Callaghan.
Suzy
Berengetti, proprietaria del Coliseum Casinò, Hotel and Resort di Las Vegas
prende l’ascensore usando la sua tessera personale per raggiungere il suo
appartamento privato che occupa gli ultimi due piani nell’edificio Gli ultimi
nottambuli sono ormai andati via ed il sole è già alto nel cielo. Nel suo
lavoro ci si riposa alle ore più strane.
L’ascensore si apre
direttamente su un ampio salone e Suzy lo attraversa per raggiungere la sua
camera da letto. Proprio in quel momento un uomo in costume raggiunge l’ampia
terrazza per poi balzare agilmente all’interno.
-Sei tornato, finalmente!- esclama Suzy.
Il
Maggiore Libertà si sfila la maschera rivelando il volto di Sean Clinton
McIntyre, capo della sicurezza del Coliseum che fa un sogghigno e replica:
-Non dirmi che eri preoccupata per me. Dovresti
sapere, ormai, che so cavarmela da qualunque impiccio. In ogni caso, è stata
una nottata noiosa. Non è successo quasi nulla.-
-Lo dici come se ti dispiacesse.-
-Sono un uomo d’azione, lo sono sempre stato e
se c’è un pericolo preferisco affrontarlo il prima possibile.-
-Se c’è davvero un pericolo.-
-Devil e la Vedova Nera ne sembrano convinti[8] e
mi sono sembrati tipi che sanno quello che dicono.-
-Beh, visto che per ora non ci sono pericoli
all’orizzonte, che ne dici di rilassarti un po’?-
Suzy
gli getta le braccia al collo e lo bacia. McIntyre risponde al bacio poi la
solleva tra le braccia e si dirige verso il letto.
Nessuno
dei due sospetta che le loro teste sono inquadrate da un mirino telescopico.
La
Galleria Oike si trova nel centro di Manhattan. È piccola ma è possibile
trovarvi pezzi rari di arte giapponese dei secoli passati, il che l’ha resa
un’attrazione per appassionati e collezionisti.
Quando Ana Ishikawa e Rachel Thompson
vi arrivano è già aperta ed un’impiegata accoglie Ana con un’espressione di
evidente perplessità in volto alla vista dei poliziotti di scorta e quando si
rende conto che la sua direttrice indossa solo un kimono.
-Ishikawa-san,
finalmente è arrivata.- le dice -Eravamo tutti preoccupati. Temevamo che le
fosse successo qualcosa.-
-Qualcosa è successo,
infatti, Keiko, ma non mi va di parlarne adesso.- replica Ana -Salgo un momento
a cambiarmi.-
-L’accompagno.-
interviene Rachel.
Ana scrolla le spalle e si rivolge
ancora all’impiegata:
-Sia gentile ed offra
a questi bravi agenti un caffè. Io sarò di ritorno tra pochi minuti.-
Le due donne prendono un ascensore
che le porta due piani più su e da lì in un piccolo appartamento ben arredato.
-Mi attenda qui, Detective
Thompson, non ci metterò molto.-
Senza attendere risposta Ana entra
in camera da letto e ne esce poco più tardi indossando un tailleur blu con
camicetta di pizzo bianca.
-Possiamo andare.-
dice.
-Sa, un po’ mi
dispiace che lei non sia Shi.- le dice Rachel mentre tornano verso l’ascensore.
-Davvero? Perché?-
-Shi mi ha salvato la
vita tempo fa[9]
e se fosse lei, avrei l’opportunità di ringraziarla di persona. Inoltre le
direi che ho deciso di accettare la sua proposta di passarle tutte le informazioni
che il Dipartimento ha sulla Yakuza.[10]
Non dovrei dirlo, ma forse, con i suoi metodi drastici Shi può davvero riuscire
a spazzare via la Yakuza da New York.-
-Sono certa che se
questo è il suo obiettivo, Shi la contatterà prima o poi.-
Se
non viene uccisa prima. Ana cerca di scacciare il pensiero ma fingere di non
provare preoccupazione come se davvero Shi fosse estranea alla sua vita è un
peso che diventa sempre più insopportabile.
Una
volta uscita dall’ascensore Ana fa per dirigersi verso il suo ufficio quando
sente Rachel Thompson esclamare:
-Non ci posso
credere! È davvero lei?-
Ad attirare la sua attenzione è
stata una donna elegante dai lunghi capelli neri che sta contemplando un arazzo
appeso ad una parete. Ana le si avvicina e le chiede:
-Posso esserle utile,
Miss? Sono la direttrice Ana Ishikawa.-
-In effetti, Miss
Ishikawa, potrebbe.- risponde la donna in un Inglese appena venato da un
accento dell’Europa Meridionale. Greco, forse? -Mi hanno detto che la sua
galleria è il posto ideale per chi, come me, è appassionato del Giappone, delle
sue tradizioni e della sua arte.-
-La hanno informata
bene, Miss… non credo di avere capito il suo nome.-
La donna sorride e replica:
-Perché non l’ho
detto. Mi chiamo Natchios… Elektra Natchios.-
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Sorpresi? forse no.
Probabilmente fin dalla prima apparizione di Shi su queste pagine avete pensato
che prima o poi lei ed Elektra si sarebbero incontrate. Ma saranno amiche,
nemiche o semplici conoscenti? (Che Bonvi mi perdoni l’indegna citazione) Lo
scopriremo solo leggendo (lo stesso vale per Mogol). -_^.
Ma veniamo ad un po’ di note:
1)
Parte delle vicende di questo episodio,
ovvero quelle ambientate a Las Vegas, si intrecciano con quelle di Devil &
la Vedova Nera #109 ma entrambe le storie possono essere lette separatamente
senza problemi.
2)
L’originale Revanche è stata creata da
Fabian Nicieza & Andy Kubert su X-Men Vol. 1°#20 e la sua storia si
intreccia in modo inestricabile a quella di Psylocke. Se questa nuova Revanche
sia collegata a lei non è ancora dato sapere.
3)
David Carter, Eddie Roberts, Ellie
Roberts e Jason Grey sono stati creati da Roy Thomas & Gil Kane su Marvel
Premiere #2 datati maggio 1972… o meglio lo sono state le loro controparti della
Controterra, questi potreste trovarli un po’ differenti.
4)
Tekagi, o almeno il primo Tekagi, è
stato creato da D.G. Chichester &Scott McDaniel su Daredevil Vol. 1° #320
datato settembre 1993 ed è morto in Elektra: Roots of Evil #4 datato giugno
1995 ad opera degli stessi autori. Il secondo Tekagi è stato creato dal
sottoscritto su Marvel Knights #40 e se è rivelato essere nientemeno che
Orestez Natchios, fratellastro maggiore di Elektra da cui è poi stato ucciso in
Marvel Knights #41.
5) Entrambi
i Tekagi utilizzavano spade magiche. Il primo ne aveva una chiamata Sakki, la
tempra dell’assassino, la cui lama era una cosa viva e malvagia e si nutriva
del sangue degli innocenti. Elektra lo uccise, trafiggendolo proprio con quella
spada ed entrambi, uomo e katana, furono consumati dall’arcana energia di quel
magico strumento di morte. Il secondo usava una katana usata da Ogun, un uomo o
forse una mistica entità o forse entrambe, che vive da secoli ed ha addestrato
molti ninja del Giappone. È stato anche maestro di Wolverine e, in tempi più
recenti, di Kitty Pryde. Entrambe le lame potrebbero essere state forgiate da
Muramasa.
6) Muramasa
è un semileggendario fabbro giapponese vissuto nel XVI secolo le cui lame avevano
fama di essere maledette.
7) La
parola Kunoichi, ovvero fiore velenoso, indicava le donne ninja che in questa
storia non mancano.
Nel
prossimo episodio… scopritelo a vostro rischio e pericolo.
Carlo
[1] Nello scorso episodio.
[2] Arma da taglio
giapponese.
[3] Noto anche come Chicago
Outfit, branca del Crimine Organizzato che estende la sua influenza anche in
Nevada e California.
[4] North American Aerospace
Defense Command, organizzazione di difesa aerospaziale comune tra Stati Uniti e
Canada.
[5] Crime Scene Unit
[6] Crime Scene
Investigation.
[7] Sempre nello scorso
episodio.
[8] Vedi Devil & la
Vedova Nera #109
[9] Su “Shi: The way of the Warrior” #1 (Prima edizione italiana: “Shi: La via del Guerriero #1).
[10] Vedi episodio #115.